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La cultura Walser

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DruidessaCeltica
view post Posted on 20/3/2011, 13:24




La cultura walser
La cultura del popolo Walser si può riscoprire recandosi nei comuni della Valle del Lys, per partecipare alle ricorrenze tipiche, allietate da canti tradizionali in titsch, per ascoltare le leggende che vengono rievocate durante le serate estive, oppure più semplicemente per godere di una vacanza rilassante ai piedi dei monti più alti d'Europa.

La lingua
La Lingua è il patrimonio che caratterizza nel modo più evidente il popolo Walser.
Il titsch, la lingua tipica, è una variante dell'alemanno (uno dei più antichi dialetti tedeschi) ed è parlata in entrambi i Gressoney mentre il töitschu è diffuso ad Issime.
Per gli amanti della lingua e delle sue particolarità consigliamo di visitare la Biblioteca Walser presente nell'Alta Valle del Lys e se volete approfondire i vari aspetti della cultura locale recatevi presso il Centro Culturale Walser.

Una curiosità che riguarda Gressoney-La-Trinité è quella legata al distacco della Parrocchia di Gressoney da quella di Issime, dove anche nel 1400 non si parlava il tedesco. Originariamente, infatti, la valle del Lys aveva due chiese madri: quella di Perloz e quella di Issime.
I Gressonari però erano stufi di non potersi confessare per via della differenza linguistica che intercorreva tra loro e il parroco di Issime.
Per calmarli non bastava la richiesta da parte di quest'ultimo di interpreti, in quanto i problemi non erano solo linguistici ma anche logistici.
Molte volte, infatti, durante i lunghi inverni, i defunti venivano sepolti senza la benedizione del parroco, che non poteva raggiungere il comune di Gressoney per via delle grandi nevicate.
Dopo notevoli lotte, nel 1660 nacque finalmente la parrocchia di San Giovanni Battista a Gressoney-Saint-Jean, dove il parroco era un gressonaro che avrebbe potuto essere sempre vicino ai suoi fedeli comunicando con loro senza difficoltà. Il tedesco diventò la lingua ufficiale per confessioni, preghiere e insegnamento del catechismo.
Gli abitanti della Valle del Lys utilizzavano il tedesco per gli scambi commerciali di tessuti con la Germania e con la Svizzera tedesca.
Le feste popolari
Tra le numerose feste che hanno luogo durante tutto l'arco dell'anno, non si possono senz'altro dimenticare le seguenti:

Capdanno (Nujoahr)
Tradizione vuole che durante la funzione religiosa del 31 dicembre venga cantato il Nujoahrslied, canto popolare per augurare buon anno. Poi allo scoccare della mezzanotte, tutti a casa del Sindaco, primo cittadino di Gressoney.

Carnevale
Attenzione! Se vi recate a Gressoney durante il periodo di Carnevale non provate a chiedere ad una Gressonara di filare la lana, in quanto si riteneva che chi usava il fuso o l'arcolaio in quei giorni preparasse le corde dei flagelli da usare contro il Cristo.
I nodi che si possono formare durante la lavorazione delle fibre vegetali simboleggiano l'interruzione del tempo e trattengono nell'aldilà le anime che risalgono sulla terra durante questo periodo dell'anno.
Il giovedì grasso i ragazzi andavano nelle case delle buone massaie per effettuare il "furto della pentola", il cui contenuto veniva poi spazzolato prima di restituirla!
Non vi stupite inoltre se un uomo prende le sembianze della donna o viceversa... nel travestimento l'inversione dei ruoli sessuali è una costante.
Durante il de broamt' frittag (il venerdì nero) le maschere sporcavano di fuliggine il viso dei malcapitati per non farli riconoscere dagli spiriti malvagi; gli stessi dovevano poi subire anche il lavaggio il giorno seguente, de nass' Samstag.
I festeggiamenti si concludevano il martedì grasso con la distruzione del Carnevale, simboleggiato metaforicamente da un fantoccio di paglia. Questa tradizione però purtroppo non viene più seguita.

La festa di San Giovanni
Il 24 giugno è il giorno della festa patronale di Gressoney-Saint-Jean, che si protrae per tre giorni.
I falò con legna benedetta per augurare sufficiente fieno per l'anno successivo, la benedizione dei bambini contro i malanni dell'inverno e l'offerta degli agnellini con un fiocco al collo (simbolo di chi ha fatto un voto) sono tre momenti particolari legati alla liturgia. Il tutto viene accompagnato dalla sfilata di donne e bambini vestiti con gli abiti tradizionali e dei coscritti (ragazzi che compiono 18 anni) che trasportano la statua del santo.

San Teodulo
San Teodulo è considerato il padre dei Walser. In alcune località è venerato sotto il nome di Saint Joder, nome derivato dalle trasformazioni causate dalla parlata popolare. Fu il primo Vescovo del Vallese, nella seconda metà del IV secolo, ed intorno al suo nome sono fioriti, con il tempo, numerose leggende e racconti. Il più conosciuto è probabilmente il miracolo del vino. Si narra che un'improvvisa gelata primaverile rovinò i vigneti, danneggiando irrimediabilmente la vendemmia. Dopo aver ascoltato le lamentele degli abitanti il Vescovo Teodulo si raccolse in preghiera, fiducioso che Dio li avrebbe senz'altro aiutati. Giunto il tempo della vendemmia, nonostante i vigneti spogli impartì una benedizione alla folla, dopodichè chiese due grappoli d'uva; di maturi non ce n'erano e gli vennero portati due piccoli grappoli acerbi. Egli ne prese uno in ciascuna mano e alzando le braccia al di sopra di una botte si mise a spremerli, riempiendo man mano tutte le botti del villaggio di ottimo vino.
La sua festa ricorre il 16 agosto.

La festa di San Nicola (San Kloas)
Il 6 dicembre tutti i bimbi giravano di casa in casa con un biglietto (welpe) con su scritto il loro nome, chiedendo: "Passerà San Nicola?". Ogni anno questo santo tanto buono portava loro i suoi doni (nocciole, noci, mandorle, una mela o un'arancia) in groppa ad un asinello. I bimbi felici potevano mangiucchiare tutto, tranne le noci che sarebbero poi state consumate con del pane nero durante gli inverni, quando non si poteva ritornare a casa dalla scuola per via delle grandi nevicate. I bambini sapevano che quelle noci erano benedette e che, se portate in tasca, garantivano protezione e fortuna.
Anche oggi San Nicola si reca nelle varie case a portare i doni... doni che però sono un po' cambiati!
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Processione
Il costume tipico
Vi siete mai chiesti da dove derivano i colori del costume tradizionale delle donne di Gressoney?
Un tempo tutte le donne vestivano di nero. Durante le feste, invece, si portava un abito di color nero, blu o viola con una camicetta bianca di canapa e un giacchino nero (wòhemd). Questo era l'abbigliamento tipico dei Walser fino a quando non avvenne un triste fatto in quel di Gressoney.
La leggenda racconta che una madre, mentre pascolava il bestiame, rischiò di perdere il suo figlioletto che scivolò in un burrone. Il piccolo fu salvato da una donna che non aveva mai potuto dar alla luce un figlio e che per questo era pervasa da un'infinita tristezza. Lei non si salvò perché cadde nel burrone e il suo abito si tinse del colore del suo sangue.
Da quel momento, in suo onore, tutte le donne portano la gonna rossa, la pettorina nera ricamata con fili d'oro che creano disegni singolari e la giacchetta nera. Il nero simboleggia la roccia che l'ha uccisa e la blusa è bianca come la neve e l'acqua del Lys. La cuffia, impreziosita da fili d'oro e pietre incastonate, ricorda invece i biondi capelli della coraggiosa donna.
Anche gli uomini vogliono ricordare il sangue versato dalla donna, per questo portano un gilet rosso sopra un costume nero.
Trascorsi i secoli il messaggio di questa leggenda è sempre costante e attuale... un messaggio di fraternità e di amore, amore donato da quella donna per la salvezza di quel bambino.
Questi meravigliosi costumi, ritenuti da sempre tra i più raffinati in campo internazionale, si possono ammirare al Centro Culturale Walser (a Gressoney-La-Trinité).
Oltre al costume rosso scarlatto (ròtanketò) esiste il costume "da lutto" (trunanketò), di colore viola con ornamenti in argento e non in oro.


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